“Ecco. Ora impasta energicamente. Straccia la massa e poi
avvolgila, con i polsi e i palmi delle mani che premono dolcemente. No, non
così, non la devi schiacciare verso il basso altrimenti non ruota su sé stessa.
Devi fare un movimento dolce ma deciso in avanti. Si, così, ora è perfetto”. Le
loro mani si erano sfiorate più volte e lei si era accorta che il contatto non
l’aveva lasciato indifferente. Continuava a parlare senza dare troppa
importanza a queste sensazioni, gli spiegava come doveva impastare, senza mai
guardarlo negli occhi. Distaccata, quasi fredda.
Era andato a casa sua per imparare a fare il pane, ma mentre
gli stava accanto lei intuì che forse era stata solo una scusa. Ma non era
pronta a coinvolgimenti emotivi e non le andava neanche di cominciare una
relazione carnale e così, fatte le pagnottine, lo invitò ad andare via e a
tornare dopo il tempo di lievitazione per infornarle.
E alla fine della giornata, assaporando il pane caldo condito
con l’olio d’oliva nuovo, il sale e il pepe, passarono una piacevole serata a parlare delle questioni più disparate, ridendo ed ironizzando sulle cose della
vita.