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domenica 20 dicembre 2015

Tortini di riso rosso della Camargue con gamberoni e coulisse alla barbabietola rossa


Tortini di riso rosso della Camargue con gamberoni e coulisse di barbabietola rossa

Per lei il natale significa odore. L’odore buono della cucina della sua famiglia che si spargeva nella grande casa della zia durante le festività, preludio di pranzi e cene luculliane che avrebbero potuto sfamare il triplo degli invitati. Si preparava sempre in più, perché non si poteva sapere mai si fosse presentato qualcuno all'ultimo minuto. “Dobbiamo aggiungere dei posti a tavola” era una frase ricorrente in quei giorni. Si accoglieva tutti, parenti amici e amici degli amici. Tavolate immense, curate nei dettagli ed apparecchiate con i servizi buoni.

lunedì 13 ottobre 2014

Guazzetto di mare con peperoni e mandorle


Una sera di agosto squillò il telefono. Accaldata, mi alzai e con passo indolente mi diressi verso l’insopportabile trillo. “Pronto”. “Hey, stasera vengo a cena da te”. La sua voce calda e piena di energia mi risvegliò dal torpore. “Bene, ma devi accontentarti di quello che c’è”. Non avevo grande voglia di cucinare - anche gli chef a volte preferiscono leggere invece di spadellare - e rimasi in poltrona con il libro in mano nella mia terrazza attorniata da Ira e Luna (le mie Setter Inglesi) e dal profumo del gelsomino e delle rose. Ad un tratto però prevalse la voglia di stupire il mio ospite inatteso e pensai alla passeggiata mattutina per il mercato del Capo (uno dei mercati storici palermitani) che mi aveva visto riempire le sporte di peperoni, calamari, cozze e gamberetti. Mi ripresi dalla noia della canicola bevendo un bicchiere di acqua fresca con lo zammù (l’anice che in Sicilia si usa, come in molti paesi dell’area mediterranea, per aromatizzare l’acqua e anche alcuni dolci) e mi alzai lentamente dirigendomi in cucina.
Quella che segue è la ricetta che mi venne ispirata da quella cena non organizzata e che, devo dire, ebbe comunque una piacevole riuscita.

Ingredienti (per 4 persone)
500 gr. di peperoni; 200 gr. di gamberetti; 300 gr. di calamari; 400 gr. di cozze col guscio; 1 grossa cipolla bianca; 2 spicchi d’aglio; 300 gr. di pomodori; sale e pepe; 50 gr. di mandorle tritate grossolanamente; olio EVO; muddica atturrata (facoltativa), ½ bicchiere di vino bianco (grillo); qualche foglia di basilico e prezzemolo freschi.

Procedimento:
Fare scoppiare le cozze, dopo averle pulite, in una pentola coperta. Pulire i calamari e ridurre le sacche ad anelli e i tentacoli in pezzi. Sgusciare i gamberetti. Nettare i peperoni, eliminandone i semi e le nervature interne (risultano indigeste) Sbucciare la cipolla e l’aglio. Tritare la prima e tagliare in due per il lungo gli spicchi d’aglio e metterli con l’olio d’oliva in una casseruola con i bordi un po’ alti. Fare rosolare ben bene a fiamma media e, quando ben appassiti, aggiungere i peperoni nettati e ridotti a listarelle e, dopo qualche minuto, i pomodori spellati e ridotti a cubetti. Lasciare cuocere per circa 5 minuti, aggiungere il pesce e le mandorle, far rosolare e sfumare con il vino. Fatto ciò, salare e pepare a piacimento e far continuare a cuocere per altri 20 minuti avendo l’accortezza di allungare con un po’ d’acqua se il sugo si dovesse restringere troppo. Trascorso questo tempo, togliere dal fuoco e unirvi, mescolando ben bene, la muddica atturrata. Trasferire il guazzetto in un piatto di servizio e cospargere con il prezzemolo e il basilico freschi tritati.


Suggerimento: se non si aggiunge il pangrattato alla fine, il guazzetto può essere servito con dei crostoni di pane tostati con olio d’oliva oppure usato come condimento per un buon piatto di tagliatelle.

venerdì 5 luglio 2013

PASTA CON L'ARAGOSTA IN BRODO ALLA MODA DI MARETTIMO

La prima volta che me ne hanno parlato mi trovavo a Marsala per lavoro. Si avvicinava l'ora di pranzo e la discussione passò, con un volo pindarico non indifferente ma giustificato dall'avvicinarsi della sosta prandiale, dalla progettazione territoriale al cibo e alle proprie preferenze.  Ad un certo punto un architetto, con il quale ho anche un rapporto d'amicizia, disse: "Mmmmm, mi manciassi 'na bella pasta con l'aragosta in brodo". Restai a guardarlo un po' basita, non credevo ci fosse nel nostro vasto e vario panorama gastronomico anche un posto per questo nobile crostaceo. E invece si! E' tradizione nel trapanese cucinarla, soprattutto in brodo. Cominciò, allora, il toto-ristoranti, quale fosse quello che la prepara meglio. Quando venne decretato il "vincitore", seguì la telefonata per prenotare un tavolo per 4 persone. La voce del mio amico architetto, però, si fece subito triste e, chiudendo la conversazione disse: "La fanno solo per cena e nel fine settimana". Vide il mio sconforto sul viso (la mia curiosità non poteva essere soddisfatta - e neanche il mio palato) e continuò: "Non fa niente. Richiamo e prenoto per venerdì sera. Ti tocca ritornare, Monica". "Che sacrifici si devono fare nella vita" - replicai sorridendo. E così ci recammo a cena il venerdì seguente presso La Corte dei Mangioni, dove potei non solo verificare la bontà del fastoso piatto ma carpirne anche la ricetta che vi ripropongo di seguito con qualche mia piccola variazione. L'ho provata qualche settimana dopo averla gustata quando il mio amico Mimmo mi telefonò dicendomi: "Mi hanno appena regalato delle aragoste pescate stanotte. Come me le prepari?". Nessun dubbio attraversò la mia mente.
Il procedimento è semplice anche se un po' lungo a causa solo della cottura.
Piccola precisazione: si ottengono ottimi risultati anche con l'astice