sabato 13 dicembre 2014

Evviva Santa Cuccìa...Ops, Santa Lucia


"Santa Lucia, pani vurria, pani nunn'haiu, accussì mi staju"
Oggi 13 dicembre in tante città italiane ed europee si festeggia Santa Lucia, protettrice degli occhi. Per Palermo rappresenta una data particolare che rimanda a tanti secoli addietro e ad una carestia finita proprio il giorno dedicato alla santa nel lontano 1646, grazie all'arrivo in porto di un grosso bastimento carico di grano. Talmente tanta era la fame tra la popolazione cittadina, che non ci fu il tempo di trasferirlo ai mulini per macinarlo e, così, si accesero dei fuochi lungo tutta la costa palermitana e si cosse il grano che venne consumato bollito condito solo con dell'olio d'oliva.

martedì 2 dicembre 2014

Un nuovo racconto bolle in pentola... di Emilio Angelini



...è di Emilio Angelini, un appassionato di letteratura e scrittura. Vi consiglio di leggere il racconto e di seguire il suo blog Angeli e Milioni

Buona lettura

lunedì 1 dicembre 2014

Assaggi di Futurismo


...Pur riconoscendo che uomini nutriti male o grossolanamente hanno realizzato cose grandi nel passato, noi affermiamo questa verità: si pensa si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia...
(Il Manifesto della cucina futurista, F. T. Marinetti, 1931)

Marinetti e Fillìa lo scrissero sull’onda della “rivoluzione culturale” dei primi del Novecento. Nel Manifesto, riprendendo il pensiero filosofico di altri passati esponenti del pensiero occidentale, viene affermato il ruolo centrale della cucina nella vita delle persone, tanto da venire equiparata alle arti più “nobili”, come la letteratura e le arti figurative.
Il Manifesto, oltre all’eliminazione della pasta asciutta, predica l'abolizione della forchetta e del coltello per avere un piacere tattile prelabiale; la soppressione dei condimenti tradizionali, del peso e del volume degli alimenti e delle discussioni troppo impegnate e sulla politica a tavola; auspica la creazione di «bocconi simultanei e cangianti», invita i chimici ad inventare nuovi sapori e incoraggia l'accostamento ai piatti di musiche, poesie e profumi.
Le loro idee sono state ampiamente riprese nella Nouvelle Cousine Italiana e portate avanti negli anni da chef avanguardisti.
“Assaggi di futurismo” mi è stata ispirata dalle “visioni” di questi grandi letterati ed artisti del passato ed ho proposto la mia folle idea agli Holy Cadillac, che essendo più pazzi di me, l’hanno gradita ed accettata.

Senza avere la presunzione di equipararci a loro, abbiamo sperimentato l’ensamble cucina e musica provando a creare sinestesie sensoriali utili a nutrire il corpo ed alimentare l’anima.

martedì 18 novembre 2014

Il Goulash


La scorsa estate il mio amico americano Matt è stato a Budapest e, conoscendo la mia “mania” per la cucina, ha avuto il grazioso pensiero di portarmi in regalo dal paese magiaro una bella busta di paprika originale. Il rosso e piccante blend di spezie ha praticamente fatto il giro del mondo: dall’Ungheria agli USA, dove mi è stata consegnata, fino a giungere nella cucina di casa mia. E adesso che la temperatura si è abbassata l’ho finalmente potuta utilizzare per realizzare il famoso ed eccellente spezzatino dell’Est Europa, anche in onore della nostra comune amica Kata.


lunedì 13 ottobre 2014

Guazzetto di mare con peperoni e mandorle


Una sera di agosto squillò il telefono. Accaldata, mi alzai e con passo indolente mi diressi verso l’insopportabile trillo. “Pronto”. “Hey, stasera vengo a cena da te”. La sua voce calda e piena di energia mi risvegliò dal torpore. “Bene, ma devi accontentarti di quello che c’è”. Non avevo grande voglia di cucinare - anche gli chef a volte preferiscono leggere invece di spadellare - e rimasi in poltrona con il libro in mano nella mia terrazza attorniata da Ira e Luna (le mie Setter Inglesi) e dal profumo del gelsomino e delle rose. Ad un tratto però prevalse la voglia di stupire il mio ospite inatteso e pensai alla passeggiata mattutina per il mercato del Capo (uno dei mercati storici palermitani) che mi aveva visto riempire le sporte di peperoni, calamari, cozze e gamberetti. Mi ripresi dalla noia della canicola bevendo un bicchiere di acqua fresca con lo zammù (l’anice che in Sicilia si usa, come in molti paesi dell’area mediterranea, per aromatizzare l’acqua e anche alcuni dolci) e mi alzai lentamente dirigendomi in cucina.
Quella che segue è la ricetta che mi venne ispirata da quella cena non organizzata e che, devo dire, ebbe comunque una piacevole riuscita.

Ingredienti (per 4 persone)
500 gr. di peperoni; 200 gr. di gamberetti; 300 gr. di calamari; 400 gr. di cozze col guscio; 1 grossa cipolla bianca; 2 spicchi d’aglio; 300 gr. di pomodori; sale e pepe; 50 gr. di mandorle tritate grossolanamente; olio EVO; muddica atturrata (facoltativa), ½ bicchiere di vino bianco (grillo); qualche foglia di basilico e prezzemolo freschi.

Procedimento:
Fare scoppiare le cozze, dopo averle pulite, in una pentola coperta. Pulire i calamari e ridurre le sacche ad anelli e i tentacoli in pezzi. Sgusciare i gamberetti. Nettare i peperoni, eliminandone i semi e le nervature interne (risultano indigeste) Sbucciare la cipolla e l’aglio. Tritare la prima e tagliare in due per il lungo gli spicchi d’aglio e metterli con l’olio d’oliva in una casseruola con i bordi un po’ alti. Fare rosolare ben bene a fiamma media e, quando ben appassiti, aggiungere i peperoni nettati e ridotti a listarelle e, dopo qualche minuto, i pomodori spellati e ridotti a cubetti. Lasciare cuocere per circa 5 minuti, aggiungere il pesce e le mandorle, far rosolare e sfumare con il vino. Fatto ciò, salare e pepare a piacimento e far continuare a cuocere per altri 20 minuti avendo l’accortezza di allungare con un po’ d’acqua se il sugo si dovesse restringere troppo. Trascorso questo tempo, togliere dal fuoco e unirvi, mescolando ben bene, la muddica atturrata. Trasferire il guazzetto in un piatto di servizio e cospargere con il prezzemolo e il basilico freschi tritati.


Suggerimento: se non si aggiunge il pangrattato alla fine, il guazzetto può essere servito con dei crostoni di pane tostati con olio d’oliva oppure usato come condimento per un buon piatto di tagliatelle.

martedì 26 agosto 2014

I have made the Guacamole in the South of United States...because I like the difficult challenges!

To prepare the Guacamole, recipe hailing from Mexico but very diffused and appreciated in the whole South of USA, to Jacksonville Beach (Florida) for my American friends, it has been an hazard, an irresponsible choice made on the emotional wave of the desire to cook something that reentered in their alimentary habits, however without to consider that the parterre "judging" it had good knowledge of the dish. But here as it has gone...narrated in third person (better maintaining the anonymity and to take the distances, one never knows...hihhihhi).

That morning she woke up soon, well soon relatively to the time to which they had gone to bed. That morning was not an wichever morning, it was the 4th of July, the Indipendence Day, the day of the Stars and Strips pride. The day in which, on the contrary than can be believed, the national identity becomes the pretext to turn everything into a great anarchic circus, where there are not rules and commandments with the exception of the respect for the others.

venerdì 25 luglio 2014

Ho fatto il Guacamole negli Stati Uniti del Sud...perchè mi piacciono le sfide difficili!


Preparare il Guacamole, ricetta originaria del Messico ma molto diffusa e apprezzata in tutto il Sud degli USA, a Jacksonville Beach (Florida) per i miei amici americani, è stato un azzardo, un'incosciente scelta fatta sull'onda emotiva del voler cucinare qualcosa che rientrasse nelle loro abitudini alimentari, senza però considerare che il parterre "giudicante" aveva buona conoscenza del piatto. Ma ecco com'è andata...narrato in terza persona (meglio mantenere l'anonimato e prendere le distanze, non si sa mai...hihhihhi).

mercoledì 23 luglio 2014

...non sono sparita

...scusate l'assenza lunga più di un mese, ma tra impegni in cucina e un magnifico viaggio tra la Georgia e la Florida - durante il quale ho fatto interessanti scoperte culinarie di cui scriverò - non ho avuto a disposizione il tempo necessario per darvi l'attenzione che meritate!

ma sono ancora qui... Keep in touch!

venerdì 6 giugno 2014

Pesce al cartoccio

Pesce al cartoccio
Si mormora che il pesce sia uno dei cibi più difficili da cucinare... Tutti fissarìi (Tutte fandonie, in siculo).
Il pesce va, a mio modesto parere, cucinato in modo "sobrio" perchè sono convinta che gli alimenti che hanno già insita una sapidità decisa debbano essere rispettati nella loro natura e gusto (sottolineo che, peraltro, io preferisco i gusti semplici, anche se preparo anche dei piatti molto elaborati e di sapore forte come tradizione sicula vuole).
Tornando al pesce, lo dobbiamo trattare sempre molto rapidamente e senza aggiungere troppi elementi di disturbo e, soprattutto, dobbiamo saperlo scegliere fresco e di giusta provenienza.
La ricetta che vi propongo è semplice e veloce, per la quale non vi darò neanche le quantità degli ingredienti. Lascio scegliere voi, in base al vostro personalissimo gusto.
Una volta procurato il pesce (in questo caso è un pagello, il palermitano paolotto) evisceratelo e squamatelo, se il pescivendolo non l'avesse già fatto, e sciacquatelo rapidamente sotto l'acqua di cannolo (rubinetto). Esiste anche una corrente di pensiero secondo la quale il pesce non va lavato, ma si un vi siddìa jo 'na sciacquattiedda c'ha rugnu (se non vi dispiace, io una sciacquatina gliela do).

Preparate dei fogli di carta stagnola di misura tale che possano avvolgere bene il pesce. Ponete un pesce su ogni foglio di carta e conditelo con sale, mezza fettina di limone per parte e mezza nella pancia, e olio extravergine d'oliva (potete aggiungere poco origano, qualche fettina d'aglio, qualche foglia di prezzemolo o qualche stelo di erba cipollina e/o ciò che più vi piace).

Chiudete “a pacchetto” avvicinando i lembi del foglio d'alluminio e ponete in forno caldo a 180/200 gradi C per circa mezz'ora se il pesce è di media dimensione, aumentando o diminuendo il tempo in base alla sua grossezza (per capire se è veramente cotto, controllate aprendo un cartoccio, aprendolo con cautela perchè rischiate diabbruciarvi” (bruciarvi) le mani con il vapore, e guardategli gli occhi, se sono diventati bianchi lattiginosi (per la prova del nove - staccare con delicatezza la polpa dalla lisca all'altezza della testa, se si separa facilmente è pronto). Servire nello stesso cartoccio nel quale si sarà formato un buon sughetto profumato di mare.
A favorire e prosita
Suggerimenti: Io ci abbinerei un buon Grillo freddo...poi fate vobis

P.S.: Una variante sempre facile ma più raffinata è la preparazione alla Bercy...ma sti cosi francisi (queste cose francesi) le rimando ad una prossima volta.

giovedì 5 giugno 2014

Dolcezze Naturali. Degustazione di 7 vini dolci abbinati a 5 dessert

Alcuni degli ospiti e Monica Cecere in un momento della serata
Il 28 maggio dell'AD 2014 si è svolta, presso l'enoteca letteraria Vino Divino di Palermo, una bellissima serata all'insegna della dolcezza ideata da Massimiliano Montes di Gustodivino.it e voluta da quel magnifico anfitrione che è Pasquale Lombardo, proprietario dell'enoteca.
Massimiliano Montes e Pasquale Lombardo
Io mi pregio di essere stata presa nel "cast" come pastry chef.
Per ogni tipologia di vino scelto da Massimiliano ho pensato, grazie alle sue precise descrizioni, l'abbinamento con un dolce.
Preparazione Dolce Norma
Il risultato di questa join venture è stata la seguente:

lunedì 2 giugno 2014

Plumcake speziato



Da anni preparo questo dolce, da quando mi “regalò” la ricetta base una cara amica di famiglia che ancora oggi ringrazio per avermi lasciato in eredità la sua conoscenza. In quegli anni universitari di studio e lezioni la mia tecnica di rilassamento preferita era cucinare. Niente mi dava più tranquillità che entrare in cucina e farmi avvolgere dagli odori dei cibi e delle spezie (mettevo in atto l’aromaterapia senza averne coscienza) e niente mi rilassava di più che “creare” qualcosa che potesse dare piacere agli altri.

Alla ricetta base ho aggiunto le spezie e negli anni l’ho rivista ed adeguata alla mia personalissima percezione del gusto dopo averne studiato l’origine e la storia[1].

È di semplice realizzazione e con poche e semplici mosse riusciremo ad accendere il sorriso delle persone alle quali vogliamo bene.

domenica 1 giugno 2014

TROVA LA STRADA GIUSTA E GUSTA - ORIENTEERING DEL GUSTO


Natura, sport e cibo. Connubio perfetto per passare una giornata all'aperto divertendosi con la possibilità di degustare le specialità di un territorio, quello di Menfi, che io trovo magico.
A piedi, in mountain-bike o a cavallo, queste sono le 3 opzioni previste per partecipare l’8 giugno all’Orienteering del Gusto a Menfi.

Lo stesso giorno, alle 10.30 è inoltre prevista una gara di orienteering di corsa per tutti i bambini e ragazzi dai 9 ai 14 anni con in palio anche una settimana gratuita di “Campi estivi Juniorland”.

Organizzato da Juniorland, Tenuta Stoccatello e Fattoria Lombardo in collaborazione con Scoprimenfi, questo è il secondo evento realizzato in Sud Italia con questo format ideato da Manfredi Dolce nel 2007 anche seguito e mandato in onda successivamente da Rai Gambero Rosso Sat.

La mappa, il percorso e le regole: Ogni partecipante riceverà una mappa A3 a colori, partiranno alle h 12.00 i concorrenti in mountain-bike, a seguire quelli a cavallo e poi quelli a piedi, alle 15.00 sono previste le premiazioni delle 3 categorie con prestigiosi premi offerti dalle più rinomate aziende produttrici del territorio.

Il percorso e' di circa 4 km, e unisce la Tenuta Stoccatello e la Fattoria Lombardo attraverso delle trazzere interne, ed ogni punto di degustazione offre un’eccellenza enogastronomica a km0 del territorio con l'opportunità di sedersi, riposarsi mangiare e bere per poi ripartire verso la “Lanterna” successiva (punto di controllo).

Ogni punto di sosta bisogna vidimare la mappa, ovvero “Punzonare” solo dopo aver consumato il piatto previsto.

I punti di controllo saranno 9 e completare il percorso equivale ad un vero e proprio pasto completo; una varietà di “Classici” antipasti anche D.O.P quali formaggi (vastedda del Belice e primosale di Menfi), sfincione, bruschetta di pane nero di Castelvetrano prodotto da Nero di Tumminia con pomodoro biologico e con patè vari Barbera di Casa Mirabile, olive nocellara del Belice, l’insalata di pasta vegetariana con verdure biologiche della Fattoria Lombardo arrostite, il pane conzato, il musso realizzato dalla Tenuta Stoccatello, la salsiccia nostrana e il gelato all’olio d’oliva realizzato dalla Tenuta Gallinella di Sciacca, il tutto accompagnato da ottimo vino in bottiglia dell’Azienda Vinicola Stoccatello.

Per tutte le informazioni:
E-mail: info@juniorland.net
Mob: + 39 3313142720 – +39 3450016730
Sito: www.juniorland.net
Facebook: Orienteering del Gusto

sabato 31 maggio 2014

Melanzane a cotoletta


Quando preparo le melanzane[1] non posso fare a meno di pensare al mio caro amico Claudio di Milano. Lui potrebbe sembrare lo stereotipo del milanese: fighetto, fabrichetta, pago – pretendo. Ma la sua origine “terrona”, nonostante il marcato accento meneghino, viene tradita da una serie di elementi inconfutabili: la sua sagace ironia molto spesso virante al macabro; la sua celata sensibilità e, soprattutto, la sua passione per le melanzane che mangerebbe pure “sbattute al muro”.
E così oggi mi è tornato in mente fortemente mentre preparavo i “mulinciani[2] a cotoletta”, una ricetta della tradizione siciliana ma con chiari riferimenti a Milano.
Praticamente un piatto “fusion-regionale”, che unisce il nord e il sud con la sua panatura dorata e croccante.

martedì 20 maggio 2014

Honeydew melon jelly with raw ham


Before beginning the story and to propose you the recipe I desire to make a short linguistic aside. In Italian "honeydew melon" it is said "melon", instead in Sicilian "mellone." Out of the Trinacria people shiver earing the double consonant in that word but, detaining to reflect me on the diction, I have realized that the sound of the headword becomes full, the tongue, in the pronunciation of the double “l”, de facto, is sharpened on the palate tickling it and prefiguring the sweet taste of the fruit that actually reigns on the Sicilian tables since the end of August to January.
But banishing to the “lexical gossips”... A dear friend, some time ago, told me: But why do you not create any recipe with the white melon, the fruit of this season? I answered him that already something I had in my mind and I would have wanted to experiment it as soon as possible.
The occasion happened after a little time, when the owners of a place of Menfi asked me to organize a culinary evening. The small center, located between the territories of Trapani and Agrigento, is famous for its meaningful vine and wine production and for its tract few contaminated from the cement, with the sweet hills covered by vineyards and olive trees  that decline to the sea, so much enchanting to have deserved in the last years the denomination Menfishire.
After having thought of that for a few days and to be compares me both mine "prompter" and with other dear friends gourmets, I have elaborated a menù in which one of the hors d’oeuvre have seen how protagonist exactly the sweet yellow fruit. I have in fact realized a revisitation of the classical appetizer "melon and ham" proposing the fruit in a "jelly” version.
I served it as appetizer but, naturally, eliminating the sausage can be eats as dessert at the end of meal or in any other moment of the day.
Here is the recipe, similar in the ingredients and in the realization to the most known gelo di mellone (watermelon jelly).

martedì 13 maggio 2014

Tomato sauce


In past times it was use and custom to prepare, with the home grown summer fruits, the preserves for the winter. The tomato, for example, was transformed in: "chiappe[1]"; peeled tomatos; "strattu" (tomato paste home-made) and naturally in sauce. It could not miss in the pantry a consistent stockpile of the tasty sauce of the juicy and red vegetable.
Today some willing housewife still prepares "a sarsa[2]". I am among these, so much that many my friends believe I am nut.
Well, perhaps I also will be also so a little, but the taste of this sauce is hardly comparable to that of the commercial tomato purée.
The recipe that I write you I have learned from the mother of my mother, the Nonna Nella[3] - which called Francesca Margherita in truth, but in the large families is accustomed to give some nicknames to differentiate the cousins, that often had the same name of baptism - polished woman, delicate drawer and great cook.
Not you must necessarily cook a lot quantity of it to make preserve. You can do few quantity of it and serve it with the spaghetti or with the shape of pasta that more you like, even adding fried dices eggplants, basil and the salt-cured ricotta cheese. So you will realize one of the first more famous Sicilian dishes, a real artwork: the "Pasta alla Norma"[4].
With the ingredients indicated in the recipe you will realize around two bottles of 800 ml each one.

martedì 6 maggio 2014

Gateau di zucchini, nocciole e cioccolato e zenzero


Non vi lasciate ingannare dal fatto che sia una ricetta a base di vegetali, non è infatti un piatto salato bensì un dolce che ho sperimentato qualche mese fa per un’enoteca palermitana.
È un gâteau morbido e profumato, che va servito con una salsa all’arancia. Perfetto per il periodo invernale dà il giusto calore ai freddi pomeriggi stagionali se gustato con un buon tè o alle lunghe sere accompagnato da un vino liquoroso. Perfetto, secondo me, l’accostamento con l’Ala di Salaparuta vino amarascato creato apposta dal Duca Enrico per amore della moglie Sonia particolarmente ghiotta di cioccolata.

lunedì 5 maggio 2014

Fillets of sea bream with pistachio of Bronte


She waited him for the supper that evening. She liked to be with him. Intelligent, pleasant, of good manners, ironic he debated in the correct way even the most banal theme. She also found him very nice and with a beautiful sporting physique. The evening was prospected interesting and she was certain that they would be had a good time together. She prepared everything with care and she took care of every smallest detail. Especially in the choice of the menù, convinced as she was of the symbolic importance of the food. She elaborated it doing so that the table it was the prelude of the thalamus and she created for them a simple recipe but refined that it predisposed their bodies and souls to the sharing of the pleasure: Fillets of sea bream with pistachio of Bronte.

domenica 4 maggio 2014

Marinated anchovies


The kitchen is tradition and, as such, culture. A lot of recipes of the local kitchens are impregnated with history and they have been being handed down for centuries for generation in generation. Some typical products, in many cases, also become symbol and media protagonists of a territory for their rituality, their content artistic-manual and the aesthetics that express them.
In Sicily the whole food is symbol and the island traditional kitchen shows all the characters of its people: from that more "aristocrat", of the baroques and opulent dishes left each other by the Monsùs; to the more "plebeian", that it finds again in the dishes of the agricultural and seafearing custom.
Today, luckily, in the society don't exist anymore social barriers due to titles and to honors and the same revolution has been transferring in the vision of the gastronomy. So many gods, considered in the past a dime a dozen, have been rehabilitated by the dietary and nutritional point of view and recognized as of the delicacies, thanks also to their territorial exclusiveness.
Among these we find all the "blue fish": mackerel, needle-fishes, longfin tuna, sardines, alaccie[1], anchovies. This type of fish has been being for centuries the fruit of the island fishing and we have many recipes in which it is protagonist: fried, roasted, all’acqua pazza[2], in bittersweet, marinated, with the onion, with the tomato sauce.
Mine prefer are the anchovies, then if they are marinated I find them irresistible. Greek and Romans were teachers in the maintenance of the fish and, possibly, the recipe of the "marinated Anchovies" comes us from them. Here I propose you that of my family.

sabato 3 maggio 2014

Alici marinate


La cucina è tradizione e, come tale, cultura. Molte ricette delle cucine locali sono intrise di storia e sono tramandate da secoli da generazione in generazione. Alcuni prodotti tipici in molti casi divengono anche simbolo e protagonisti mediatici di un territorio per la loro ritualità, il loro contenuto artistico-manuale e l’estetica che esprimono.
In Sicilia tutto il cibo è simbolo e la cucina tradizionale isolana esprime tutti i caratteri del suo popolo: da quello più “aristocratico”, dei barocchi e opulenti piatti lasciatici dai Monsù; al più “plebeo”, che si ritrova nei piatti del costume agricolo e marinaro.
Oggi, per fortuna, nella società non esistono più barriere sociali dovute a titoli e ad onorificenze e la stessa rivoluzione è stata traslata nella visione della gastronomia. Così molti dei prodotti ritenuti un tempo poco pregiati sono stati riabilitati dal punto di vista dietetico e nutrizionale e riconosciuti come delle prelibatezze, grazie anche alla loro esclusività territoriale.
Tra questi ritroviamo tutto il “pesce azzurro”: sgombri, aguglie, alalunga, sarde, alacce, alici. Questo tipo di pesce è da secoli il frutto della pesca isolana e diverse sono le ricette di cui è protagonista: fritto, arrostito, all’acqua pazza, in agrodolce, marinato, con la cipolla, col sugo.
Le mie preferite sono le alici (o acciughe), se poi sono marinate le trovo irresistibili. Greci e Romani erano maestri nella conservazione del pesce e la ricetta delle “Alici marinate” possibilmente ci giunge proprio da loro. Qua vi propongo quella della mia famiglia.

venerdì 2 maggio 2014

Lukewarm salad of fava beans


It is time of fava beans still!
Passionate and "wedded" - over that to the Santuzza[1] - to a kitchen that uses products of the territory and seasonal, today I propose you a recipe of the tradition of the Sicilian popular cuisine. A very simple preparation, of country origin, that however it exalts the good taste of the green legume above all if it accompanied with some good oil of olive.
Before passing to the recipe, I reiterate the only my true recommendation: use fresh products and of first quality, always!

Insalata tiepida di fave


È ancora tempo di fave.
Appassionata e “devota” – oltre che alla Santuzza - ad una cucina che utilizzi prodotti del territorio e di stagione, vi propongo questa volta una ricetta della tradizione della cucina popolare siciliana. Una preparazione molto semplice, di origine contadina, che però esalta il buon sapore del verde legume soprattutto se accompagnato con dell’ottimo olio d’oliva.
Prima di passare alla ricetta, reitero l’unica mia vera raccomandazione: utilizzate prodotti freschi e di prima qualità, sempre!

martedì 29 aprile 2014

"Anelletti al forno" a special oven-baked pasta timbale

When in Palermo it is said oven-baked pasta it is not able whether to think about the anelletti, a pasta shape like little rings that they remembers the earrings of the African women.
It is a cult of the palermitan kitchen and it doesn't have "season", it can be all right to Christmas, for Easter, for the country outing of on April 25 or on May 1, but also in Feast of the assumption under the parasol in front of the sea. It is a transversal dish that satisfies the palates of whom is rich and of whom is not it, of the intellectual and of the easy-minded, of men, women, old men and picciriddi (children, in Sicilian language).
The history "rù pasticciu ri sustanza" (timbale of substance) it goes once more connected to the Arabs, leaders and master in the pies. In the past it was realized recycling what it remained in the pantry, habit that somehow remains also today, considering that often we cafuddiamo (throw in) inside there what we have in the kitchen. A lot of people, for example, add to the hard-boiled eggs firm and charcuterie and cheeses of different type. Only a thing cannot miss "’u ragù c’a carni capuliata" (the ragoût with the minced meat), possibly enriched with the peas.
Another characteristic of the Sicilian oven-baked pasta is the quantity: it never does it for few people and, also if it remains, pan-fried in the evening or the day after it has "its because".
As for all the other recipes of the Sicilian cuisine also of this doesn't exist an unique version but so many of it how many the families are in Sicily.

I prefer it in "simple version" (just kidding).

domenica 27 aprile 2014

Aggrassatu (Carne alla Glassa)


L’Aggrassu - in italiano AgglassatoCarne alla glassa - è un ricco stracotto di manzo e si può forse considerare come il principe dei secondi piatti a base di carne della cucina palermitana.
Nei tempi, non molto remoti peraltro, in cui non era proprio scontato che si facessero tre pasti al giorno, l’Aggrassu era una ricetta della tradizione domenicale delle famiglie per due motivi: il primo, la carne rappresentava un lusso e dunque si poteva comprare solo per santificare il pranzo della domenica e non di tutte; il secondo, perché con la glassa, la salsa che si ottiene da questa cottura, “si ci campava ‘na simana, nel senso che veniva usata per tante altre preparazioni: per condire la pasta, per fare le uova arriminate (strapazzate), per la zuppa di pane duro, per apparecchiare le patate, fritte o bollite che fossero.
La carne alla glassa è un classico anche della tradizione gastronomica napoletana, perché questo piatto è retaggio dei cuochi di quello che fu il Regno delle Due Sicilie, tra il 1816 e il 1861, e di cui Palermo fu la prima Capitale.
I Monzù (o Monsù) – traduzione dialettale siciliana e napoletana della parola Monsieur - erano i capocuochi delle case nobiliari siciliane e campane. Questi chef, che in genere non erano d’oltralpe, ebbero la capacità di creare una nuova cucina siciliana, ricercata e raffinatissima, inserendo elementi francesi nei piatti della tradizione.
Anche il termine aggrassatu, in italiano agglassato, non deriva, come farebbe pensare la parola, da “grasso” ma molto più verosimilmente dalla locuzione francese “à la glace”, cioè guarnito con salsa lucida.
Inutile ripetere che anche per questa ricetta esistono tante varianti per quante sono le famiglie siciliane in tutto il mondo, ognuna con la sua peculiarità e con i suoi “segreti”. Quella che segue “è chidda ra me pignata”.

giovedì 24 aprile 2014

The Panelle


Today it does so much "cool" to go around for the world to try the street food, natural father of the most modern fast-food. Needless to say you that in Sicily, where we are ahead always, we have been serving it for centuries: we have invented fast-food, practically. I know, you will be thinking that I am a flag-waving terrona[1], an extremist of the terrone’s thought. Well, a fund of truth there is perhaps, the certainty however it is in the fact that I madly love my earth and above all my city Palermo, an old stretched out lady between a mountain (Monte Pellegrino[2]) and the sea, noble, indolent, magnificent despite the marked signs of the time, that it still emanates a strong aura, memory of her shines of Liberty époque and of all of her ancient history.

domenica 20 aprile 2014


Che Pasqua è senza la Cassata Siciliana?... Auguri a tutti!!!

Is not Easter without the Cassata Siciliana... Best wishes!!!



giovedì 17 aprile 2014

Carciofi alla "Villanella" - Artichokes at the "villanella" (farmer mode)


Ogni famiglia siciliana e palermitana ha la sua ricetta. Io l'ho imparata da mia nonna Nella, madre di mia madre, la quale, dopo averli nettati delle foglie più dure e delle punte, li faceva spaccati a metà e messi in un sol strato in una padella, conditi con aglio a pezzetti, prezzemolo, sale, pepe e abbondante olio extravergine d'oliva e circa mezzo bicchiere d'acqua. Io ho apportato una piccola variante: spolverata di pangrattato tostato ("muddica atturrata" in Siciliano) e li lascio cuocere coperti per circa 20 minuti, o fin quando non risultano morbidi infilzandoli con una forchetta, senza mescolare.

In Palermitano, il carciofo diventa femmina: "a cacuocciula". L'"abitudine" linguistica di declinare alcune parole al femminile è un'eredità lasciataci anche in questo caso dalla dominazione araba. In Arabo, infatti, si dice "Al Kharsuf".



Artichokes[1] to the "Villanella[2]" (farmer mode)
Every sicilian and palermitan family have their own recipe. Well, I have learned it from my grandmother Nella, my mother's mom, which, after to have eliminated the harder external leaves and the extremity, did them broken to half and envoys in a only layer in a frying pan, seasoned with bits garlic, parsley and abundant extravergine olive's oil and a half glass of water. I have brought a small variation: dusting of bread crumb toasted ("muddica atturrata" in Sicilian language) and I let them to cook covered about 20 minutes, or until when they don't result soft pierced them with a fork, without mixing.




[1] “A cacuocciula” in Palermitan language. Many of the palermitans’ words are inflected to female. This linguistic "habit" drift from the Arab language. For example, "a cacuocciula" derives from "Al kharshuf."
[2] U viddanu (villano, in Italian), he who worked the earth and he generally lived in small villages. It was a simple person and without culture. In the common language the word has become synonymous of "boor".




[1] U viddanu (villano, in Italian), he who worked the earth and he generally lived in small villages. It was a simple person and without culture. In the common language the word has become synonymous of "boor".

mercoledì 16 aprile 2014

The Pasta Reale (Sicilian marzipan) and the history of the “Picureddi Pasquali ”

Every occasion is good in Sicily to make party and to organize "schiticchi[1]" (literally “eat too much”) and in every schiticchio that respects the rules can not lack for the sweets.
The confectionery tradition in Sicily is as ancient as the history of the island and is, as the whole Sicilian gastronomy, a melting pot of ingredients, techniques and preparations left each other in inheritance from the so many dominations.
The Easter period is perhaps one of the best of the year for all the gluttons. Every province, city and family preserves their own tradition, own recipes and during this festivity it is assisted on our tables to a real triumph of the glucidis. Along the list: pupi cu' l’uovu, cassate, cassatedde, quaresimali, cudduri, dita degli apostoli, cannoli and still so many others. Among all, however, it detaches for its zoomorphic form the Easter Lamb of Pasta of Almonds or Sicilian Marzipan.

martedì 15 aprile 2014

“I Picureddi pasquali” di Pasta Reale

In Sicilia ogni occasione è buona per fare festa ed organizzare “schiticchi” (letteralmente, abbuffate) e in ogni schiticchio che si rispetti non possono mancare i dolci.
La tradizione dolciaria in Sicilia è antica quanto la storia dell’isola ed è, come tutta la gastronomia siciliana, un melting pot di ingredienti, tecniche e preparazioni lasciateci in eredità dalle tante dominazioni.
Il periodo pasquale è forse uno dei migliori dell’anno per tutti i golosi. Ogni provincia, città e famiglia conserva la propria tradizione, le proprie ricette e durante questa festività si assiste sulle nostre tavole ad un vero e proprio trionfo dei glucidi. Lungo l’elenco: pupi cu’ l’uovu[1], cassate, cassatedde, quaresimali, cudduri, dita degli apostoli, cannoli e ancora tanti altri.
Tra tutti però spicca, per la sua forma zoomorfa e la sua bontà superlativa, l’Agnello pasquale di pasta di mandorle.

lunedì 7 aprile 2014

I Pupi cu' l'uovu...Una tradizione buona


A Pasqua molti hanno l’imbarazzo della scelta tra l’uovo e la colomba. Vi voglio indicare una terza via, anzi trazzera visto che si tratta di un’antica tradizione siciliana.
La ricetta di questi biscotti pasquali mi è stata "regalata" da mia Zia Dora, splendida donna carinese che non sta ferma un attimo e riesce a sfornare dolci e prelibatezze in quantità quasi industriali. Io la ho leggermente personalizzata, aggiungendo l’aroma di vaniglia e una quantità minore di latte al fine di ottenere una pasta più simile alla frolla. Dei "Pupazzi con l'uovo" ne ho parlato nell'articolo dedicato a quelli che fanno a San Fratello (ME), non mi dilungherò dunque nuovamente nella loro descrizione. Voglio invece qui scrivere dell'importanza simbolica di questo alimento che in questi dolci pasquali viene inserito sodo con tutto il guscio.

venerdì 4 aprile 2014

Easter sweets of San Fratello ...they have an uncomfortable name


I have been hesitant whether to write or less this article. Then the decision, putting aside any type of moralism and sense of the decency (and also, somehow, my own classy).
"Shame?" – you will ask you - "And because you should ever have shame in to write a recipe or in to speak of kitchen?". Because I want to speak to you of the Easter typical sweet of San Fratello, Norman village on the beautiful Nebrodi Mountains in the Messina’s Province.
"And that there will be of scandalous in an Easter dessert?" - you will keep on asking you.

martedì 1 aprile 2014

Fresh noodles with cuttlefish’s ink


"Do you not have a boyfriend?"
"No", she answered.
"How is possible?", said him
"The men have terribly bored me."

Then he bent, he gave a kiss on her lips and he said: "Can I be your Valentine?
She looked at him with surprised air and she answered: "No, you cannot be him. You are too much young."

But, in that same moment she felt a worrisome scrunch in the wall inside which she had barricaded her emotions, months and months of job of construction that it was crushed in few second. She didn't want it, squashed on the crack a mortar anti-passion, and she went.
The mortar however it didn't have a good taking, fortunately for her.

In the ten days departed intensely together, that little boy come from far made her discover that what she wanted from the Love, her Idea of Love, was not illusion or romantic dream but it existed in the reality. Surely he was not the man of her life, the variables ages and distance didn't play in favor of them, but what happened reopened her a breach from which to see again the life colored to strong shades.
The awareness that the present has already passed made enjoy her every instant of that history. They almost never separated themselves and, knowing that soon this would have happened instead, she tried to satisfy him in everything. And an evening also taught him to make the pasta with the cuttlefish’s ink.

Tagliatelle fresche al Nero di Seppia


“Non ce l’hai il fidanzato?”
“No”, rispose
“Come mai?”, disse lui
“Gli uomini mi hanno terribilmente annoiato”.
Lui allora si chinò, le diede un bacio sulle labbra e disse: “Posso essere io il tuo Valentino?”
Lo guardò con aria stupita e rispose: “No, non puoi esserlo. Sei troppo giovane”.
In quello stesso momento però sentì un preoccupante scricchiolio nel muro dentro cui aveva barricato le sue emozioni, mesi e mesi di lavoro di costruzione che si stava frantumando in pochi secondi. Non voleva, spiaccicò sulla crepa della malta anti-passione, e se ne andò.
La malta però non ebbe una buona presa, per fortuna.
Nei dieci giorni trascorsi intensamente insieme, quel ragazzino venuto da lontano le fece scoprire ciò che lei voleva dall'Amore, la sua idea di Amore, non era illusione o sogno romantico ma esisteva nella realtà. Sicuramente lui non era l’uomo della sua vita, le variabili età e distanza non giocavano a favore, ma quello che accadde le riaprì una breccia da cui vedere di nuovo la vita colorata a tinte forti.
La consapevolezza che il presente è già passato le fece godere ogni attimo di quella storia. Non si separarono quasi mai e, sapendo che presto invece questo sarebbe avvenuto, lei cercò di accontentarlo in tutto. E una sera gli insegnò anche a fare la pasta col nero di seppia.

lunedì 31 marzo 2014

Caponata of Artichockes


"I Have some American guests to House 500g. what they would want a typical palermitan supper for Thursday 13 February. Are you free for that date?". "I don't remember, it waits for control the diary. Yes, ok, I’m free."

And so, in fibrillation and some embarrassed, position of food and wine I have presented that day to the family Grunewald. There were all the generations: the founder, their sons, a nephew and an aunt. Relaxed, who on the couch, who around in the room, they have welcomed me with joviality and funny smiles.

I have started throw out the provisions from the packages: Sardinians' meatballs, panelle, caponata of artichokes, salad of fennels and oranges with vinaigrette to honey and mustard, ragout to the Sicilian way - that with the touches of meat and sausage, to intend us - to serve with the fresh noodles done by me, parfait of almonds.

While I was being busy to organize me in the kitchen, I have realized that the guests had some hunger and I have asked: "formal or informal supper?". They unanimously answered me in almost choral way: "Informal."
Loosened the ice (very it also loosened in the glasses) and, that evening, a started as unexpected as extraordinary friendship with the "marvelous Grunewald".

To that point I have started to serve the appetizers and to chat with them.

I must confess that convict was the caponata of artichokes and therefore, wishing me that can have the same benefits effects for the one who prepares and offers it, here is the recipe.

Caponata di Carciofi


“Ho degli ospiti americani a Casa 500g. che vorrebbero una cena tipica palermitana per giovedì 13 febbraio. Sei libera per quella data?”. “Non ricordo, aspetta controllo l’agenda… si, ok, libera”.

E così, in fibrillazione e un po’ impacciata, carica di cibo e vino mi sono presentata quel giorno alla famiglia Grunewald. C’erano tutte le generazioni: i capostipite, i figli, un nipote e una zia. Rilassati, chi sul divano, chi in giro per la stanza, mi hanno accolto con giovialità e grandi sorrisi.

Ho cominciato a tirar fuori le vettovaglie dai pacchi: polpette di sarde, panelle, caponata di carciofi, insalata di finocchi e arance con vinaigrette al miele e mostarda, ragout alla siciliana – quello con i tocchi di carne e salsiccia, per intenderci – da servire con le tagliatelle fresche fatte da me, parfait di mandorle.

Mentre ero indaffarata a organizzarmi in cucina, mi sono accorta che gli ospiti avevano un po’ di fame ed ho chiesto: “cena formale o informale?”. Mi risposero unanimemente in modo quasi corale: “Informal”.
Si sciolse il ghiaccio (molto se ne sciolse anche nei bicchieri) e, quella sera, cominciò un’inaspettata quanto straordinaria amicizia con i “meravigliosi Grunewald".

A quel punto ho cominciato a servire gli antipasti e a chiacchierare con loro.

Devo confessare che galeotta fu la caponata di carciofi e dunque, augurandomi che possa avere gli stessi benefici effetti per chi la prepara e offre, ecco la ricetta.

Quel nome "scomodo" dei dolci pasquali di San Fratello


Sono stata titubante se scrivere o meno questo articolo. Poi la decisione, mettendo da parte qualsiasi tipo di moralismo e di senso del pudore (e anche, in qualche modo, il buongusto).
"Pudore?" - vi chiederete - "E perchè mai dovresti avere pudore nello scrivere una ricetta o nel parlare di cucina?".Perchè vi voglio parlare del dolce tipico pasquale di San Fratello, paesino normanno allocato sui bellissimi Monti Nebrodi in provincia di Messina.
"E che ci sarà di scandaloso in un dolce pasquale?" - continuerete a chiedervi.
Be' effettivamente qualcosa di scandaloso c'è in questi biscotti fatti con farina 00, uova, zucchero, strutto, lievito, vanillina, latte e semi di anice, che prendono diversi nomi a seconda delle zone di produzione: "Pupi cu l'uovu" a Palermo, i "Cudduri" nella Sicilia Orientale, "Cannati o cannatieddi" nel trapanese (ma anche a Carini), "Panaredda" o "Palummedde" in altre province siciliane, "Pupiddi" in Calabria.
A San Fratello, invece, si chiamano "Pumpjii", "Pumpini".
L'ho scoperto qualche tempo fa grazie al mio amico Zino Citelli, il quale ha raccontato un episodio esilarante che aveva come soggetto tali biscotti sanfratellani e un suo amico medico, al quale dopo avere fatto una consulenza gratuita hanno detto: "Dutturi, visto chi un si vole pajari, ci fazzu fari quattru pumpini ri me' figghia". Sfido maliziosamente qualunque uomo a rimanere indifferente davanti a tale tipo di proposta e anche la faccia del dottore tradì un attimo di smarrimento.
Il nome molto probabilmente deriva dal termine dialettale "pumpìan", che indica qualcosa fatta in pompa magna. Ha chiare origini francesi o, meglio, gallo-italiche dato che San Fratello è stata ripopolata in era normanna da soldati coloni lombardi, che hanno lasciato in eredità questo nome "scomodo" a tali dolci sanfratellani.
Questa è la mia personale ricetta: