La
cucina è tradizione e, come tale, cultura. Molte ricette delle cucine locali
sono intrise di storia e sono tramandate da secoli da generazione in
generazione. Alcuni prodotti tipici in molti casi divengono anche simbolo e
protagonisti mediatici di un territorio per la loro ritualità, il loro
contenuto artistico-manuale e l’estetica che esprimono.
In
Sicilia tutto il cibo è simbolo e la cucina tradizionale isolana esprime tutti
i caratteri del suo popolo: da quello più “aristocratico”, dei barocchi e opulenti
piatti lasciatici dai Monsù; al più “plebeo”, che si ritrova nei piatti del
costume agricolo e marinaro.
Oggi,
per fortuna, nella società non esistono più barriere sociali dovute a titoli e
ad onorificenze e la stessa rivoluzione è stata traslata nella visione della
gastronomia. Così molti dei prodotti ritenuti un tempo poco pregiati sono stati
riabilitati dal punto di vista dietetico e nutrizionale e riconosciuti come
delle prelibatezze, grazie anche alla loro esclusività territoriale.
Tra
questi ritroviamo tutto il “pesce azzurro”: sgombri, aguglie, alalunga, sarde,
alacce, alici. Questo tipo di pesce è da secoli il frutto della pesca isolana
e diverse sono le ricette di cui è protagonista: fritto, arrostito, all’acqua
pazza, in agrodolce, marinato, con la cipolla, col sugo.
Le
mie preferite sono le alici (o acciughe), se poi sono marinate le trovo
irresistibili. Greci e Romani erano maestri nella conservazione del pesce e la
ricetta delle “Alici marinate” possibilmente ci giunge proprio da loro. Qua vi
propongo quella della mia famiglia.