sabato 31 maggio 2014

Melanzane a cotoletta


Quando preparo le melanzane[1] non posso fare a meno di pensare al mio caro amico Claudio di Milano. Lui potrebbe sembrare lo stereotipo del milanese: fighetto, fabrichetta, pago – pretendo. Ma la sua origine “terrona”, nonostante il marcato accento meneghino, viene tradita da una serie di elementi inconfutabili: la sua sagace ironia molto spesso virante al macabro; la sua celata sensibilità e, soprattutto, la sua passione per le melanzane che mangerebbe pure “sbattute al muro”.
E così oggi mi è tornato in mente fortemente mentre preparavo i “mulinciani[2] a cotoletta”, una ricetta della tradizione siciliana ma con chiari riferimenti a Milano.
Praticamente un piatto “fusion-regionale”, che unisce il nord e il sud con la sua panatura dorata e croccante.

Ingredienti: 2 grosse melanzane tunisine[3]; 2 uova; circa 100 ml d’acqua fredda; 150 gr. di farina; 200 gr. di pangrattato; olio per friggere; sale q.b.

Procedimento: Tagliate la parte superiore delle melanzane eliminando anche il picciolo. Eliminate solo una striscia di buccia, partendo a tagliarla da un lato e passando dalla parte inferiore. Riducetele a fette spesse, passatele nella farina, quindi nelle uova sbattute con l’acqua. Ripetete questo processo due volte e, quindi , impanatele con il pangrattato pressando con le mani e scuotendole leggermente per eliminare il pane in eccesso.

Friggetele in una friteuse o in un pentolino dai bordi alti, in olio ben caldo, abbassando la fiamma in modo da farle cuocere bene senza bruciare la panatura. Scolatele e mettele in un piatto con della carta assorbente. Cospargetele di sale secondo il vostro gusto e…
buone cose “dorate”!




[1] Le origini della melanzana, che fa parte della famiglia delle Solanacee, non sono ben conosciute. Pare provenga dalle zone calde dell’Asia Meridionale, possibilmente dall'India Orientale, dove nasceva spontaneamente e veniva consumata conservata in salamoia e arricchita con spezie piccanti. Ortaggio sconosciuto ai Greci e ai Romani, la melanzana approdò in Sicilia intorno al 1300 ad opera degli Arabi che già dal XII secolo ne avevano scoperto le preziose virtù alimentari e la coltivavano in tutto il Nord Africa. A partire dal 1440, ad opera di alcuni Carmelitani, si diffuse anche in tutto l'Occidente e quindi in Europa, ma solo dove per questioni climatiche era possibile coltivarla. Nel 1550 Italiano Soderini, naturalista italiano, la cita nel suo Trattato della coltura degli orti e giardini. Questo ortaggio per molto tempo non riscosse alcun successo, si riteneva addirittura che potesse provocare la pazzia.
[2] Mulinciana è il nome siciliano della melanzana. Il nome proviene dall’Arabo al-badingian. In Italia inizialmente venne chiamata petonciana o petonciano o anche petronciano ma, per evitare fraintendimenti sulle sue proprietà alimentari, la prima parte del nome venne cambiato in mela (il frutto per antonomasia) dando così origine al nome melangiana e poi melanzana. Popolarmente, il suo nome veniva interpretato come mela insana, proprio perché non è commestibile cruda.
[3] A Palermo chiamiamo così quelle viola rotonde.

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