Quando preparo le melanzane[1]
non posso fare a meno di pensare al mio caro amico Claudio di Milano. Lui
potrebbe sembrare lo stereotipo del milanese: fighetto, fabrichetta, pago –
pretendo. Ma la sua origine “terrona”, nonostante il marcato accento meneghino,
viene tradita da una serie di elementi inconfutabili: la sua sagace ironia molto
spesso virante al macabro; la sua celata sensibilità e, soprattutto, la sua
passione per le melanzane che mangerebbe pure “sbattute al muro”.
E così oggi mi è tornato in mente
fortemente mentre preparavo i “mulinciani[2] a
cotoletta”, una ricetta della tradizione siciliana ma con chiari
riferimenti a Milano.
Praticamente un piatto “fusion-regionale”,
che unisce il nord e il sud con la sua panatura dorata e croccante.
Ingredienti: 2
grosse melanzane tunisine[3];
2 uova; circa 100 ml d’acqua fredda; 150 gr. di farina; 200 gr. di pangrattato;
olio per friggere; sale q.b.
Procedimento:
Tagliate la parte superiore delle melanzane eliminando anche il picciolo. Eliminate
solo una striscia di buccia, partendo a tagliarla da un lato e passando dalla
parte inferiore. Riducetele a fette spesse, passatele nella farina, quindi
nelle uova sbattute con l’acqua. Ripetete questo processo due volte e, quindi , impanatele
con il pangrattato pressando con le mani e scuotendole leggermente per
eliminare il pane in eccesso.
Friggetele in una friteuse o in
un pentolino dai bordi alti, in olio ben caldo, abbassando la fiamma in modo da
farle cuocere bene senza bruciare la panatura. Scolatele e mettele in un piatto
con della carta assorbente. Cospargetele di sale secondo il vostro gusto e…
buone cose “dorate”!
[1]
Le origini della melanzana, che fa parte della famiglia delle Solanacee, non sono
ben conosciute. Pare provenga dalle zone calde dell’Asia Meridionale,
possibilmente dall'India Orientale, dove nasceva spontaneamente e veniva
consumata conservata in salamoia e arricchita con spezie piccanti. Ortaggio
sconosciuto ai Greci e ai Romani, la melanzana approdò in Sicilia intorno al
1300 ad opera degli Arabi che già dal XII secolo ne avevano scoperto le
preziose virtù alimentari e la coltivavano in tutto il Nord Africa. A partire
dal 1440, ad opera di alcuni Carmelitani, si diffuse anche in tutto l'Occidente
e quindi in Europa, ma solo dove per questioni climatiche era possibile
coltivarla. Nel 1550 Italiano Soderini, naturalista italiano, la cita nel suo Trattato
della coltura degli orti e giardini. Questo ortaggio per molto tempo non
riscosse alcun successo, si riteneva addirittura che potesse provocare la
pazzia.
[2] Mulinciana è il nome siciliano della
melanzana. Il nome proviene dall’Arabo al-badingian.
In Italia inizialmente venne chiamata petonciana
o petonciano o anche petronciano ma, per evitare
fraintendimenti sulle sue proprietà alimentari, la prima parte del nome venne
cambiato in mela (il frutto per
antonomasia) dando così origine al nome melangiana
e poi melanzana. Popolarmente, il suo nome veniva interpretato come mela insana, proprio perché non è
commestibile cruda.
[3] A
Palermo chiamiamo così quelle viola rotonde.
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