Questa ricetta della tradizione della cucina povera
siciliana me l’ha insegnata una signora, per l’appunto originaria di Palazzo
Adriano (paesino normanno vicino Palermo) che oggi non c’è più, appartenuta a
quella generazione di contadini che sapevano come sfruttare al meglio i
prodotti della terra.
È di facile preparazione e l’unica raccomandazione
è quella di utilizzare prodotti freschi e di prima qualità.
500 gr. di favette fresche già sbaccellate; 250 gr.
di mollica (in siciliano tale termine
viene usato ad indicare il pangrattato);
150 gr. di caciocavallo stagionato grattugiato; 200 gr. di tuma o primosale di
pecora; olio EVO; 3 spicchi d’aglio rosso (possibilmente di Nubia); sale e
pepe.
Procedimento:
Sciacquare velocemente le fave già sgusciate sotto
l’acqua corrente. Portare ad ebollizione in un pentola abbondante acqua nella
quale si lesseranno le fave, aggiungendo il sale a metà cottura.
Mentre le fave si cuociono, mettere la mollica
(pangrattato) in una padella antiaderente e farla tostare, girandola
continuamente, fin quando non ha preso un bel colore dorato.
Una volta cotte, scolarle non completamente e
metterle in una casseruola con l’olio extra vergine d’oliva, l’aglio sbucciato
ridotto a fettine e la mollica atturrata
(il pangrattato tostato precedentemente). Fare amalgamare tutti gli ingredienti
mescolando ben bene per circa ¾ minuti e quindi aggiungere i due formaggi.
Lasciare sul fuoco il tempo che la tuma si sciolga un poco. Spegnere e servire
con una generosa macinata di pepe nero.
Vi consiglio di accompagnarle con un buon vino
bianco fresco, ad esempio un Grillo siciliano.
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