In tempi passati era uso e costume preparare con i
frutti dell’orto estivi le conserve per l’inverno. Uno dei protagonisti era - e resta - il pomodoro.
Il succoso e rosso ortaggio
veniva trasformato in: chiappe (pomodoro secco); pelati; ‘strattu
(estratto) e, naturalmente, in salsa. Non poteva mancare nella dispensa una
consistente scorta del saporito sugo.
Ancora oggi qualche volenterosa massaia prepara “’a sarsa”, magari con il
pomodoro raccolto nel proprio orto. Io sono tra queste, tanto che molte mie
amiche e amici mi credono pazza.
Chissà forse lo sarò anche, ma la bontà di questo
sugo è difficilmente paragonabile e, ancor meno, avvicinabile a quello delle
commerciali passate.
La ricetta che fornisco di seguito è quella che ho
imparato dalla madre di mia madre, la nonna Nella, donna raffinata, delicata disegnatrice e grande cuoca.
Nella era il suo soprannome, vezzeggiativo di Francesca. Il suo nome di battesimo era, in realtà, Francesca Margherita. Ma visto che prima nelle grandi famiglie si era soliti dare ai nascituri i nomi degli avi e spesso i cugini si chiamavano tutti allo stesso modo, per differenziarli ed evitare confusioni e scambi di persona, ai bimbi venivano assegnati dei soprannomi.
Dopo questa breve recensione familiare e brevissima storia delle tradizioni, passo all'argomento principale: la salsa di pomodoro che, peraltro, non è detto detto che la dobbiate necessariamente trasformare
in conserva. Potete anche realizzarne quantità moderate e servirla con gli spaghetti o con il formato di pasta che più vi
aggrada, magari aggiungendo delle melanzane fritte a cubetti e la ricotta salata creando una vera opera d’arte: “la pasta alla Norma”.