In tempi passati era uso e costume preparare con i
frutti dell’orto estivi le conserve per l’inverno. Uno dei protagonisti era - e resta - il pomodoro.
Il succoso e rosso ortaggio
veniva trasformato in: chiappe (pomodoro secco); pelati; ‘strattu
(estratto) e, naturalmente, in salsa. Non poteva mancare nella dispensa una
consistente scorta del saporito sugo.
Ancora oggi qualche volenterosa massaia prepara “’a sarsa”, magari con il
pomodoro raccolto nel proprio orto. Io sono tra queste, tanto che molte mie
amiche e amici mi credono pazza.
Chissà forse lo sarò anche, ma la bontà di questo
sugo è difficilmente paragonabile e, ancor meno, avvicinabile a quello delle
commerciali passate.
La ricetta che fornisco di seguito è quella che ho
imparato dalla madre di mia madre, la nonna Nella, donna raffinata, delicata disegnatrice e grande cuoca.
Nella era il suo soprannome, vezzeggiativo di Francesca. Il suo nome di battesimo era, in realtà, Francesca Margherita. Ma visto che prima nelle grandi famiglie si era soliti dare ai nascituri i nomi degli avi e spesso i cugini si chiamavano tutti allo stesso modo, per differenziarli ed evitare confusioni e scambi di persona, ai bimbi venivano assegnati dei soprannomi.
Nella era il suo soprannome, vezzeggiativo di Francesca. Il suo nome di battesimo era, in realtà, Francesca Margherita. Ma visto che prima nelle grandi famiglie si era soliti dare ai nascituri i nomi degli avi e spesso i cugini si chiamavano tutti allo stesso modo, per differenziarli ed evitare confusioni e scambi di persona, ai bimbi venivano assegnati dei soprannomi.
Dopo questa breve recensione familiare e brevissima storia delle tradizioni, passo all'argomento principale: la salsa di pomodoro che, peraltro, non è detto detto che la dobbiate necessariamente trasformare
in conserva. Potete anche realizzarne quantità moderate e servirla con gli spaghetti o con il formato di pasta che più vi
aggrada, magari aggiungendo delle melanzane fritte a cubetti e la ricotta salata creando una vera opera d’arte: “la pasta alla Norma”.
Ingredienti:
3 kg. di pomodoro ben maturo (perfetto quello riccio
o tipo San Marzano);
1 kg. di cipolle;
½ testa d’aglio rosso di Nubia;
1 foglia d’alloro;
1 mazzo di basilico;
olio EVO;
sale e pepe.
Procedimento:
Mettere tutti gli ingredienti, lavati naturalmente,
in una capiente pentola, avendo cura di sbucciare le cipolle e ridurle a grossi
spicchi – mentre l’aglio dovete usarlo “in
camicia”, cioè non pelato ma solo
ridotto in spicchi - e far cuocere per circa 10 minuti a fiamma alta, stando
attenti a mescolare di tanto in tanto per evitare che si attacchi al fondo.
Proseguire la cottura per un’altra ora o fino a quando il pomodoro non
risulterà ben cotto e ridotto di circa la metà. Togliere dal fuoco e passare
tutto al passaverdure. Versare la passata ottenuta in un altro tegame e far
cuocere per circa mezz’ora, assaggiandola e aggiustandola di sale (si può anche
facoltativamente correggere l’acidità con l’aggiunta di un po’ di zucchero). A
questo punto “’a sarsa” è pronta e
può essere invasata. In verità, prima di utilizzarla, io la frullo per qualche
minuto col frullatore ad immersione così da ottenere una vellutata ed evitare l’antipatico effetto acquetta causato dalla
dissociazione della parte liquida dalla polpa.
Per la conservazione si può trattare in due modi:
con la pastorizzazione – facendo bollire per almeno 40 minuti i vasi di salsa
interamente immersi in una grande pentola – oppure, come faccio io, riponendo i
vasi sottosopra in un grande contenitore (potrebbe essere perfetta un’ampia
bacinella) imbacuccati in una pesante
coperta di lana o pile.
Consiglio a tutti di rivalutare e riprendere alcune buone abitudini di una volta, e non mi riferisco di certo a quella dei nomi.
P.S.: il pomodoro che vedete in foto proviene dal
meraviglioso orto della mia amica Lucia di Godrano, la quale spesso mi fa tal
genere di preziosi regali.
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