Se è vero che “siamo ciò che mangiamo” - parafrasando Feuerbach - significa che il cibo influenza non solo il nostro corpo ma anche la nostra
coscienza e il nostro modo di pensare. Proprio per questo dovremmo porre
maggiore attenzione a cosa ingurgitiamo. Una pietanza per essere gustosa non
deve necessariamente essere elaborata, ma deve essere fatta con ingredienti di
prima qualità. E questo implica utilizzare prodotti a km zero – come si usa
dire oggi – e realizzati senza l’aiuto della chimica. Scegliere delle buone
materie prime, dunque, significa non solo essere più attenti a noi stessi ma
anche rispettare il territorio di provenienza e il lavoro di chi le produce.
Questo tipo di scelta innesca anche dei cicli virtuosi per l’ambiente e chi lo
abita.
Ultimamente ho scoperto un’ottima farina di grano tenero
prodotta dall'azienda agricola Di Traglia con grano coltivato a Bracciano, a
pochi chilometri da dove abito per buona parte dell’anno. È della varietà
Antille, molito a pietra, ricco di germe di grano e dunque di sostanze
nutritive. Non è trattato con il glifosato (un erbicida, valutato dallo IARC
come probabile cancerogeno, che oggi va di moda per fare maturare il grano più
in fretta) ed ha un sapore genuino ed
antico. Sapete che in genere non dico le marche dei prodotti che uso, ma credo
sia giusto celebrare l’eccellenza che proviene dal sudore e dal sacrificio di
uomini, come Andrea e Marco, che ancora credono e puntano sul valore della
qualità.
Ho usato la loro farina per realizzare diversi piatti: la
sfoglia per i ravioli del plin, un pan brioche salato, un ciambellone allo
yogurt e gli gnocchi di patate con erba cipollina. Ed è proprio di questi
ultimi la ricetta che oggi vi propongo.
Ingredienti (per 4/6 persone): 1 kg. di patate vecchie a
pasta bianca; 300 gr. di farina di alta qualità; 1 uovo; 5 gr. di sale e acqua
q.b.; qualche stelo di erba cipollina.
Procedimento: lessate le patate con tutta la buccia.
Quando saranno ben cotte, nettarle, ridurle in purè e sversarle su un ripiano.
Aggiungete la farina, l’uovo, il sale e l’erba cipollina tagliuzzata -
utilizzate delle forbici, vi verrà molto più semplice e comodo – e cominciate
ad impastare. Se la massa dovesse risultare troppo dura, aggiungere un po’
d’acqua. Al contrario, se dovesse essere troppo molle, aggiungete qualche
cucchiaio di farina. Tutto dipende, infatti, dal grado di umidità di
quest’ultima. Considerate che per avere la giusta consistenza l’impasto dovrà
risultare soffice alla pressione delle dita.
Ora dividete l’impasto il piccoli pezzi e, lavorandoli sul
ripiano infarinato, formate dei rotolini dello spessore di poco più di un dito.
Tagliateli a tocchetti di circa 2 cm e “strisciateli” sui rebbi di una
forchetta (oppure sul rovescio di una grattugia), premendo delicatamente con il
pollice. Disponeteli, man mano, su un vassoio infarinato.
Lessateli in
abbondante acqua salata e, dopo poco che vengono a galla, tirateli su con una
schiumarola, sgocciolateli, metteteli in una terrina e conditeli a vostro piacimento.
Io. ad esempio, li ho conditi con un ragù in bianco di manzo e salsiccia.
Buone cose farinose a tutti.
Suggerimenti: il glifosato è un forte chelante,
ciò significa che immobilizza i micronutrienti critici, rendendoli
indisponibili per la pianta. Ne deriva che l'efficienza nutrizionale genetica
delle piante ne viene profondamente compromessa.
Diffidate, inoltre, delle paste che tengono a lungo la
cottura perché significa che sono state essiccate a delle temperature così alte
da annullare quasi tutte le proprietà nutritive.
Nessun commento:
Posta un commento