Prima di passare alla descrizione della ricetta di questo gustosissimo primo piatto palermitano, vorrei fare una premessa “linguistica”.
Che i Siciliani, e in particolare i Palermitani, abbiano un abito mentale ‘nturciuniatu (contorto) – i dotti lo descriverebbero filosofico – è indubbio. Noi le cose semplici le facciamo diventare complicate, così per non annoiarci. Pure in questa ricetta, usiamo il termine “broccolo” ma intendiamo
quello che in tutto il resto del globo terracqueo viene chiamato “cavolfiore”. Mentre invece i “broccoli” – quelli più verdi e con una forma ad alberello, per capirci – li chiamiamo “sparacelli”. Ma perché? Non lo so! Passo alla ricetta e vi lascio con questo enigma (se qualcuno di voi che legge lo sa o ha elaborato un’ipotesi, che la condivida per grazia).
‘A pasta cu i vruocculi arriminati, come qualsiasi altra ricetta della tradizione italiana e soprattutto siciliana, non ha una sola versione, ma svariate e molteplici, una per ogni famiglia. Non ce n’è una più buona, non esiste la migliore perché ogni variante può incontrare i gusti di tanti.
C’è quella infornata, c’è quella ‘ncuppulata (coperta) e c’è invece chi la preferisce mangiarla espressa.
Una cosa però è certa e inconfutabile: il giorno dopo,
ripassata in padella è una goduria gustativa. Dunque, non siate tirchi quando
calate la pasta e fate abbuccare la
mano (letteralmente "piegare verso il basso"; figurativamente "abbondare).
Vi consiglio di utilizzare una pasta lunga bucata: bucatini, bucati o ziti. Ma potete utilizzare anche i tortiglioni, i paccheri, le mezzemaniche…
Questa è la mia ricetta, tramandatami dalla famiglia di mia
madre ma fatta alla mia maniera
Ingredienti per 6/8 persone: 800 gr. di bucatini; 1
broccolo (cavolfiore) grande; 1 grossa cipolla (meglio bianca); 1 spicchio d’aglio
(facoltativo); 5 filetti di acciuga sott’olio (o di sarda salata se preferite
un sapore più deciso); 2 bustine di zafferano; 50 gr. di passolina e pinoli;
olio EVO; sale e pepe q.b.; pangrattato.
Procedimento: pulite il broccolo e riducetelo in cimette. Se volete un consiglio, utilizzate anche le foglie più tenere e il torsolo sbucciato. Lavatelo e lessatelo in acqua bollente salata. Deve essere ben cotto.
Scolate la pasta, rimettetela nel tegame e irroratela con
abbondante olio EVO. Aggiungete quasi tutto il condimento e rimescolate ben
bene. ‘Ncuppulatela (coprite con il
coperchio), lasciatela riposare per un decina di minuti (per questo si chiama
in tegame, perché è là che deve rifinirsi) ed impiattatela aggiungendo un altro
po’ di condimento. Servitela spolverizzata con la muddica atturrata.
Variante al forno
(la mia preferita). La pasta deve essere cotta per pochissimi minuti, deve
essere quasi cruda. Procedete come sopra, però invece di rimetterla nella
pentola versatela in una teglia oliata e cosparsa da pangrattato. Cospargetela con
altro pangrattato, irroratela con un filo di olio e cuocete in forno
preriscaldato a 180° C per 15-20 minuti circa o fin quando non si sarà formata una
crosticina dorata. Lasciatela riposare fuori dal forno per qualche minuto e
servite. Si può mangiare anche fredda.
Buone cose dolci e ‘nturciuniate a tutti!
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